mercoledì 1 dicembre 2010

"Quando l'arte orafa esce dagli schemi tradizionali".....

E' in edicola il numero di dicembre di DUEMILA mensile di informazione culturale del nordest.
A pagina 18 una mia intervista.
Grazie a Simone Soldera che mi ha contattata con grande gentilezza e attenzione.





...per chi volesse leggere più agevolmente l'intervista....

Abbiamo contattato Eleonora Battaggia, artista e creatrice di gioielli che contribuisce con le sue ricerche di forme e materiali nuovi a “rivoluzionare” l’idea del gioiello d’arte e il design tradizionale nella visione orafa moderna, ecco come ha risposto ad alcune nostre domande.


1) Considerando la sua carriera di orafa e artista, come è avvenuto questo "distacco dagli schemi", (stereotipi e ordinario?), di cui racconta nelle sue note biografiche?



E’ avvenuto attraverso passaggi graduali di ricerca personale.

Mi sono ritrovata a fare l’orafa e poi l’insegnante orafa, quasi per caso seguendo il mio innato istinto di praticare il mondo della creatività e dell’arte.

Mi ci sono dedicata con grande passione, consapevole però che non era determinante l’ambito “tecnico” in cui mi muovessi: l’importante era, ed è, trovare i mezzi e gli spazi per esprimermi.

Strada facendo si è sviluppata forte in me la ribellione alle pratiche che pesano inutilmente sull’ambiente. Scoprire che l’oreficeria tradizionale purtroppo, è molto inquinante dall’ estrazione alla realizzazione e che spesso dietro l’accaparramento di certi preziosi ci sono morti e distruzioni, mi ha gradatamente fatto allontanare dall’oreficeria classica. Da prima con una crisi di rigetto e allontanamento totale, poi poco a poco un riavvicinamento attraverso altre strade. Ho continuato a fare gioielli perché è il settore in cui ho più esperienza, ma non è la decorazione fine a se stessa che mi interessa, non la moda in senso stretto. Mi interessa la ricerca stilistica e di tecnica personale da utilizzare come veicolo di idee da esprimere.

Mi piace muovermi liberamente attraverso varie tecniche. La pittura è un altro settore che amo profondamente e che utilizzo ogni volta che posso.

Così è nata “Caracol” la mia linea di gioielli pezzi unici in edizione limitata, realizzati attraverso scelte il più possibile ecologiche.

Da prima ho evitato certi materiali, poi ho cercato soluzioni diverse all’uso di acidi, attrezzature o quant’altro di inquinante, per arrivare inevitabilmente al riciclo, dove al momento mi sento proprio a mio agio.

Mi affascina recuperare e riciclare materiali, cercare e utilizzare ciò che offre la natura senza violarla, dare una collocazione diversa a materiali semipreziosi impiegati per il loro essere materie naturali.

Tutto questo comunque e sempre con l’attenzione imparata da orafa, per l’indossabilità, la durevolezza e la precisione.



2) Cosa significa "Riciclare materia ed energia" secondo il suo pensiero? Come si pone un artigiano o un artista di fronte a questo tema abbastanza "delicato"? Che importanza hanno l'impatto ambientale e la questione "dignità artistica" nelle sue opere?



Per il mio percorso e la mia personalità è impossibile prescindere da questo. L’attività artistico/creativa è espressione del proprio essere, per me non è possibile utilizzare qualsiasi cosa pur di, se va contro i miei principi fondamentali e le mie scelte di vita. Non posso realizzare qualcosa che deve raccontare chi sono, se non tengo in considerazione, per quel che è possibile, l’impatto che la mia attività ha sull’ambiente e sulla dignità umana. Questo argomento è parte essenziale di me stessa, non posso ignorarlo. Secondo me essere coerenti prima di tutto con se stessi, è un modo per rivendicare il rispetto per il proprio lavoro, è ricercare una dignità artistica troppo spesso non riconosciuta.

“Riciclare materia e energia” per me è una risorsa materiale e dell’anima.



3) Dalla sua prima mostra avvenuta nel 1983, quante occasioni ha percepito nel suo percorso? Anche lei si è recata all'estero oppure in "terra nativa" ha trovato dei validi sostenitori e sostegni per la sua creatività?



Essendo la mia una ricerca, mi si presentano di continuo molteplici possibilità, credo che ognuno sia artefice delle proprie occasioni. Lavoro molto, sperimento e cerco di migliorare sempre: ci sono infinite strade che posso percorrere, scelgo di volta in volta quella che sento più adatta a me e che permette di raccontarmi meglio.

Finora non ho varcato il confine alla ricerca di altre opportunità, a dire il vero non ne ho avuto bisogno. Ricevo continuamente richieste e inviti che mi lasciano meravigliata e che non mi sarei mai aspettata. Succedono cose che mi fanno capire che sono sulla strada giusta, quella in cui volevo stare.

Non precludo la possibilità di portare il mio lavoro anche in altri paesi, infatti avrò la prima occasione di uscire dall’Italia nella prossima primavera, sono stata invitata in Svizzera.

Al momento sono soddisfatta del riscontro che ho e fatico a realizzare abbastanza da seguire tutte le opportunità che mi si presentano.



4) Quali sono i colori, i materiali e le tecniche che ha abbandonato e quali come novità mantiene per le sue creazioni e il suo stile?



Direi che non ho abbandonato nessun colore, anzi ogni giorno arricchisco la mia “tavolozza” di colori e abbinamenti nuovi che nascono da un’atmosfera, un’emozione, una sperimentazione o da qualsiasi altra cosa mi colpisca o di cui voglia parlare.

Ho abbandonato tutti i materiali preziosi perché non credo che una materia sia valida solo se costa, ma se è bella e risponde alle esigenze di durevolezza e utilizzo. Inoltre, come già detto, per estrarre alcuni materiali impiegati in oreficeria, come in altre attività, si fanno danni enormi. Vogliamo parlare dei diamanti? Nessuno dubita della loro bellezza, ma se dietro al loro utilizzo ci sono morti e soprusi preferisco un sapiente uso di un bel “fondo di bottiglia” che ha il valore aggiunto del riciclo e per me più interessante e stimolante dal punto di vista creativo.

Ho abbandonato le tecniche che implicano l’uso di inquinanti, il più possibile per lo meno, poiché le attività umane purtroppo, non possono prescindere completamente da questo. Cerco di informarmi e capire, per limitare al massimo l’impronta negativa delle mie azioni.

In questo momento sto lavorando quasi esclusivamente con tessuti di recupero e riciclo, abiti, cravatte, tessuti da tappezzeria, usati o ritagli di lavorazione, metalli da scarti industriali, acciaio alluminio e rame in particolare e poi altri materiali di scarto che andrebbero in discarica pur essendo ancora in buone condizioni, materiale che sarebbe uno spreco buttare per poi produrne di nuovo. Mi piace anche pensare che in ogni mio pezzo ci siano molte storie vissute nei materiali che utilizzo. Le idee non hanno bisogno di un materiale specifico e nemmeno per forza fresco di fabbrica, ma dell’energia stessa dell’idea, basta lasciarla libera di utilizzare e interpretare i mezzi che ha a disposizione.



5) Le persone come reagiscono davanti alle sue opere? Capta perplessità, sorpresa, ammirazione, un forte desiderio d'acquisto o addirittura invidia?



Un po’ di tutto questo. C’è chi sorride, pensa (e dice) che sono solo stracci e fantasia. Qualche volta riscontro anche una certa invidia, ma la ignoro.
La maggior parte invece, rimane sorpresa e ammirata e quasi la sorpresa è stata mia nello scoprire tanta approvazione e successo. Io ho trovato una strada personale per esprimermi, prima di tutto per me stessa e costatare l’apprezzamento delle persone è appagante: finalmente posso far diventare tutto questo il mio lavoro a tempo pieno. Le mie “creature” sono riconosciute e indossate da tanta gente e questo mi fa un enorme piacere, perché credo che così posso trasmettere e condividere un’idea, la mia.



6) Ci sono altri artisti che come lei decidono di dedicarsi a un nuovo modo forse di realizzare creazioni artigianali, orafe o artistiche? Condividete le vostre esperienze e quotidianità tra alti e bassi? Ha sogni o progetti che intende veder realizzati per il futuro?



Ci sono moltissimi artisti che stanno lavorando in ambiti diversi e alternativi, ne conosco e ammiro molti, è un fermento di nuove idee e nuovo porsi di fronte alla vita e all’arte. Anche questo amo del mio lavoro, la possibilità di conoscere tante belle menti libere. Con alcuni ho stretto un legame di affetto, confronto e supporto, è una gioia della vita condividere i momenti belli di entusiasmo e successo con chi ti può capire fino in fondo e anche un grande aiuto per superare gli inevitabili problemi e seccature. E’ un arricchimento costante.

Ho mille sogni e mille progetti, tanto entusiasmo e passione, idee e voglia di realizzarle.

Passo dopo passo sto raggiungendo il mio obiettivo, poter vivere immersa nel mio mondo, insieme a mio marito, senza al quale tutto questo non sarebbe stato possibile. E’ una scelta di vita, impossibile per me essere altrove se non con grande sofferenza.



7) In che modo stanno evolvendo l'arte e la cultura secondo la sua opinione? Ci sono persone ancora oggi disposte a intraprendere la "Vie des Arts"?



La mia personalissima opinione è che l’arte e la cultura, nel nostro paese non hanno molto spazio a livello istituzionale: nonostante le lucide patinature, il settore interessa solo se c’è la possibilità di fare business. E in questo gli artisti sono spesso sfruttati.
Per come la vedo io, la cosa è chiara fin dalla riforma scolastica, diminuiscono le ore di storia dell’arte in molte scuole e a poco a poco spariscono tutti i laboratori. E se già fin dalla formazione non ci si costruisce un’idea di arte difficile poi capirne il contesto, difficile goderne e provare rispetto per l’arte e per gli artisti.
Vivere d’arte e nell’arte, far vivere l’arte, è una sfida che spesso non può essere scelta, semplicemente non si può farne a meno. Molti hanno capacità, predisposizioni e indole adatta per immergersi completamente in una vita dedicata all’arte anche a costo di grandissimi sacrifici. E lo fanno, vanno avanti nonostante le difficoltà.

Per quello che vedo c’è tutto un mondo pieno di idee e nuove prospettive che si arrabatta quotidianamente per resistere e rivendicare una propria dignità.

La speranza è che proprio in periodi di crisi economica e culturale come questo, le mille sfaccettature e sperimentazioni che raccontano la vita delle arti possano essere una valida risorsa, e che possano continuare a trovare libero spazio e libera evoluzione senza per forza essere catalogabili in scuole di pensiero o correnti. Gli artisti sono impegnati a cercare un mondo migliore e il mondo migliore è anche quello in cui l’individuo può essere libero di realizzare se stesso e ridonarlo, rendendone partecipi gli altri.



8) Se dovesse fare una classifica dei paesi e delle nazioni in cui l'arte vive meglio come sistemerebbe le varie terre europee, extra Europa e l'Italia?

Credo che la maggior parte dei paesi viva l’arte meglio dell’Italia, che pur possiede un patrimonio artistico e culturale secondo a nessuno, ma questa è storia risaputa. Per quello che mi appare i paesi del nord Europa hanno una miglior considerazione dell’arte e degli artisti e così anche gli Stati Uniti.

Resta che il popolo degli artisti nonostante tutto va avanti, non ne può fare a meno. Interpreta, elabora, seziona analizza e restituisce bellezza e l’immagine di una società nel bene e nel male: forse andrebbe rivalutato e accolto, altrimenti rischiamo di vedere emigrare anche questi “cervelli”.